venerdì 14 febbraio 2014

Odissea parte 3: Choshi

Kuzumi, Namegawa, Shimousakozaki, Oto, Sawara, Katori, Suigo, Sasagawa, Shimousatachibana, Shimousatoyosato, Shiishiba, Matsugishi, Choshi. Il treno "regionale" percorre per un tratto iniziale campagne coperte di neve, casette, piccole collinette coperte da boschetti; poi il paesaggio si trasforma e mi torna in mente la superstrada tra Candela e Foggia, pianure brulle e color giallo grano con qualche casa qua e là e luci in lontananza... dopo quasi un'ora dalla partenza, col buio già calato, mi iniziano a venire i dubbi e a credere che questa città sia un po' troppo al nord, non vorrei arrivare a Fukushima...! Nel treno salgono e scendono molti vecchietti, alcuni ragazzi e ragazze in divisa scolastica e qualche "bifolco" (all'americana maniera) con il viso tipico di chi lavora costantemente sotto il sole... ed anche i tamarri di paese, che non mancano nemmeno nelle provincie giapponesi ;)
Per fortuna alle 18.30 circa, dopo 1 ora di viaggio, il treno si ferma a Choshi! 
E' arrivato il momento della verità, sarà abbastanza grande questa cittadina di provincia da contenere almeno un albergo decente? 



Supero i tornelli e chiedo all'ekiin info su qualche hotel "sumimasen, koko no chikaku ni hoteru ga arimasu ka?" e mi mostra una mappa con tutti gli alberghi della città, 5 circa... ottimo! Ora bisogna solo trovare il più conveniente...
Appena esco dalla stazione noto subito che la cittadina è davvero carina, una piazzetta con alcune palme e una fontana al centro, marciapiede con san pietrini grigio chiaro, tutto ben tenuto, uno stradone, con ai lati piccole arcate con negozi e zona pedonale, che dalla stazione prosegue diritto verso ciò che ancora non conosco, ma che mi incuriosisce scoprire.
Percorro questo stradone principale, gli edifici ai lati sono di 2 o 3 piani, con l'eccezione di alcuni palazzi che al massimo raggiungono i 5 piani... lungo questo trovo 2 dei 5 alberghi: il primo è troppo costoso, lo capisco già appena varco la porta scorrevole, 7.700 yen per notte, troppo; nel secondo, in stile tradizionale, mi accoglie una vecchietta mezza rimbambita, forse dormiva, che mi espone il costo "gosengohiaku en, daijoobu?" 5.500, non tantissimo ma non ho voglia di dormire in una stanza tipica giapponese, semplicemente perché sono fredde d'inverno e il futon a terra non è comodissimo, e la mia schiena chiede pietà!
Quindi vado alla ricerca di qualche altro hotel, ma prima mi fermo in un piccolo locale di sushi d'asporto, dove i 2 proprietari ti preparano all'istante il sushi che preferisci davanti ai tuoi occhi... 6 pezzi al salmone, 2 ai gamberi, 1 anguilla e 1 all'ignoto pesce bianco per 450 yen, good! 
Tornando verso la stazione trovo un conbini dove finisco di rifornirmi per la sera e il caffè mattutino, dunque mi infilo alla destra dello stradone e seguo la scritta "Hotel" che mi compare in alto in lontananza, facendo zig zag tra le stradine poco illuminate e deserte di Choshi. 
Arrivo dentro questo terzo hotel, chiedo alle 2 signorine in reception info sui prezzi ma la risposta non mi piace, più di 7.000 yen... ok grazie, "torno in quello da 5.000 yen", penso, visto che non sapevo dove fossero disposti i rimanenti 2 hotel ed ero troppo stanco per continuare a camminare.
Ma, varcato l'ingresso ed arrivato nel parcheggio di fronte all'albergo, ne noto un'altro in lontananza, anzi nemmeno troppo lontano, sempre grazie alla scritta "Hotel" sul tetto dell'edificio. Proviamo...
Dopo nemmeno 200 metri arrivo dentro quest'ultimo, noto subito quanto sia triste l'arredamento all'interno, stile anni 50 con mobili e rifiniture in legno, il tutto però abbastanza oltre i limiti del pacchiano; la signora alla reception, con coda, orecchiette a sventola molto comune in Giappone e sguardo umile ed intimidito, mi dice che per notte una singola viene 4.500 yen. Io esulto, pago e salgo verso la mia stanza.



Mi sento come un bimbo, ho la mia stanza bella calda, il mio letto, il mio bagno, la mia doccia, anche la TV per guardare i drama e le olimpiadi commentate in giapponese, che voglio di più dalla vita?
Mi siedo sul letto, mangio il mio sushi e crollo in un sonno profondo...

Lunedì 10 febbraio, ore 10.
"Caffè", onigiri, doccia, dopodiché lascio il mio amato albergo (arredato da un ipovedente) verso un luogo dove riempire lo stomaco.
Ma prima ne approfitto per girare la cittadina, solcata da un cielo abbastanza sereno e con una temperatura mite.

Fuori dal mio albergo



Camminando scopro che Choshi affaccia sul mare, sull'oceano pacifico. In queste foto sono seduto sulle rive dell'estuario del fiume che si getta subito dopo in mare:




Ritorno in direzione stazione ed incontro un negozietto simil mercato - equo e solidale, con dei tavolini per mangiare all'interno, dove prendo queste fantastiche crocchette alle zucchine:



crocchette, the caldo, e via verso qualche treno per Tokyo!








Sono le 12.30 circa, la situazione treni verso Tokyo dovrebbe essersi ristabilita, quindi faccio il biglietto per Chiba, da dove cambierò treno, entro nel regionale e mi siedo in una carrozza semi vuota ed illuminata dal sole. 
Prima di raggiungere Chiba ci vorrà un ora e più, 16 fermate, da cui salgono esclusivamente liceali usciti da scuola... è il festival delle gambe all'aria! Credo sappiano tutti che ogni liceo in Giappone ha la propria divisa "da marinaio" che tutti obbligatoriamente devono indossare, e che quella delle ragazze consiste in una gonna (in molti casi molto corta) con calzettoni e mocassini... beh l'effetto è strano, ed è meglio chiudere qui il discorso!

ore 14, arrivo a Chiba... la differenza con Choshi è evidente, ora sono in una grande città, una tipica grande città giapponese, ma già mi manca la mia cittadina di provincia...




Mangio un riso al curry veloce e mi adopero per trovare un modo per arrivare finalmente a Tokyo... (continua)

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