sabato 30 novembre 2013

Sushi!

La prima cosa a cui si pensa quando si parla di cucina giapponese è il sushi, piatto per eccellenza della tradizione, semplice, bello e buono!! 
Secondo me un bel nigiri servito su un piatto in legno rappresenta a pieno la cultura culinaria giapponese. 


Ieri ho avuto la mia prima esperienza in un ristorante di sushi in Giappone (ci sono voluti 2 mesi!!) e sfortunatamente non era proprio come quello raffigurato nella figura accanto (il vero sushi "artistico" lo i trova nei piccoli ristorantini in legno e tatami, servito dai mastri sushettari con alle spalle decine e decine di anni di esperienza... qualità estrema ma ovviamente i prezzi sono altissimi). 
Siamo andati in un più modesto Kaiten Sushi, ovvero locale con sushi preparato all'istante e posto su un nastro trasportatore accanto ai tavolini, da cui ciascun commensale può servirsi autonomamente. Ogni piattino (2 nigiri) costava 135 yen (1 euro circa), e ovviamente si è liberi di prenderne 1, 2 o 79. 



Numerose le tipologie di sushi: dai nigiri al salmone (da quello semplice a quello più grasso), al tonno rosso (pregiato e meno), a quello pinne gialle, allo sgombro, all'anguilla, al gambero (crudo, cotto e tenpura), al granchio, al polpo, alle cozze, al pesce bianco boh... fino ai semplici hossomaki al tonno e ai gunkan (o barchette) con sopra di tutto (uova di salmone, mix di gambero e salsine...)
Io ho cercato di provare tutti i tipi di pesce presenti, arrivando ad assaggiare anche una strana "cosa" impossibile da masticare, di cui tutt'ora ignoro l'origine.




Da notare la quantità di pesce sulla polpettina di riso, minimo il doppio rispetto a quello che ti servono in Italia. 
Era buono? Beh sicuramente il migliore mai assaggiato. Forse il wasabi è stata l'unica noia visto che lo infilano tra pesce e riso già al momento della preparazione, ma niente di irresistibile. A Milano solo al Poporoya, gestito da giapponesi e con mastro sushiaro molto esperto, ho trovato una qualità molto simile a questa, ma ovviamente a prezzi notevolmente superiori. Il sapore e la freschezza del pesce si avvertono davvero, a 360 gradi, ed è questa la vera differenza rispetto all'Italia. Ma, dopotutto, è il loro piatto nazionale, è come mangiare da noi la pizza e provare a confrontarla con quella cucinata all'estero.


Alla fine 9 piattini di sushi e una zuppetta di miso: circa 10 euro e pancia soddisfatta. Per i pozzi senza fondo credo che 15-20 (esagerando) possono bastare, e comunque non si spende più di 20 euro. Il the verde era gratis ed illimitato (come è solito in Giappone), con rubinetto dell'acqua calda e bustine per l'infusione... volendo queste ultime possono esser fregate e portate a casa, così giusto per far sapere in giro che siamo italiani ;)

mercoledì 27 novembre 2013

Autumn in Kyoto

In Giappone l'autunno sembra più autunno.
Non c'è bisogno di visitare templi, giardini zen o cose del genere, te ne accorgi anche solo camminando per le strade di città, passando accanto le abitazioni tradizionali in legno o anche scorrendo in bici per i viali più trafficati: ovunque trovi una nota di giallo, di arancione, e soprattutto di rosso... dagli alberoni accanto alle strade alle pianticelle coltivate privatamente davanti all'uscio delle casette.





In Kyoto le piante convivono tranquillamente con l'asfalto e gli edifici, è raro vedere strade e zone completamente grigie (e marroni, visto la grande presenza di costruzioni in legno), per questo motivo l'autunno si avverte ovunque, così come l'odore tipico del fogliame moribondo. Le vecchiette davanti alle abitazioni annaffiano le proprie piantine, soddisfatte del rosso delle proprie foglie... sembra quasi una competizione tra casa e casa... i kooen (parchetti), disseminati ovunque, hanno il terreno coperto di colori variopinti... affianco all'ingresso dei tempietti è quasi d'obbligo trovare un albero dal fogliame acceso che copre parte del tetto, creando un' immagine da cartolina.














Prima di arrivare qui, spesso vagavo su internet per cercare qualche immagine che immortalasse quest'armonia tra natura e costruzione umana... ora, invece, sono io che posso crearle a mio piacimento, quando e quanto voglio ;) piccole soddisfazioni.

domenica 24 novembre 2013

Kobe

Grazie alla linea ferroviaria "Hankyu", che collega Kyoto ad Osaka e Kobe, è possibile visitare in giornata e senza problemi le maggiori città del Kansai. Osaka (2,6 milioni di abitanti) Kobe (più di 1,5 milioni) e Kyoto (quasi 1,5 milioni) formano un unica immensa area metropolitana all'interno della pianura del Kansai, e guardando dall'alto sembra un'unica immensa città.





In 1 ora ho raggiunto tranquillamente Kobe (Sannomiya station), che appare nettamente diversa da Kyoto: palazzoni, luci, insegne, modernità, stradoni e molta più "occidentalità" (alcune strade mi ricordavano le città americane della east coast).








Ragazze gasate appresso a dei tamburi

Piccolo tempietto nel mezzo di un mega parcheggio e palazzi


Il mio obiettivo primario era quello di visitare Chinatown, anche per l'ovvio e particolare affetto che ho verso la Cina, ed anche per fare un confronto con Paolo Sarpi (Milano), casa mia per 2 anni... avevo letto che è un'attrazione degna di essere visitata, ed infatti sono rimasto affascinato.










I miei noodles con i ravioli di carne al lato!

Ma conto di tornarci almeno altre 2 volte in questa città, prima di tutto per visitare il monte Rokko (non quello a Tolve...), che sorge vicino alla città e da cui si gode di una vista mozzafiato di tutto il golfo, almeno così ne parlano.
Poi ancora per visitare l' Earthquake Museum... purtroppo Kobe è famoso per il terremoto (intensità 7.3) che nel 1995 distrusse gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture, oltre ad uccidere più di 6.000 persone. 


Foto scattata prima della caduta del palazzo (Wikipedia)
Nel frattempo, non posso che dire "Sayoonara Kobe"!



venerdì 22 novembre 2013

I giapponesi e la pianificazione

Non esiste un giapponese senza un programma dettagliato della propria giornata, settimana, mese, e via dicendo. Dal lavoro alla vita privata, tutto segue un certo ordine.
Lo si nota subito soprattutto se si usano i trasporti (bus-treno...), il concetto di ritardo non esiste. 
Prendendo ad esempio il trasporto ferroviario (sviluppatissimo in tutto il paese, con linee locali, intercity e alta velocità efficientissime), si riesce a cogliere il livello estremo di organizzazione giapponese: in qualunque stazione scendi, trovi subito pronto ad aspettare (dove prevista) la/le coincidenze per altre destinazioni, in modo tale da non avere tempi morti d'attesa. Questo perché gli orari dei diversi treni sono distribuiti in modo tale che, in determinate stazioni, possano coincidere nello stesso momento treni con diversa destinazione, o diverso tipo (treno espresso, treno locale o shinkansen); e, non esistendo ritardi, il meccanismo funziona perfettamente senza intoppi. Còòme Trenitalia.

Allo stesso modo avviene nella vita privata: i giappo hanno i successivi 5, 10, 20 giorni perfettamente organizzati, ogni ora è scandita in anticipo. Ho molte esperienze che lo dimostrano, ad esempio (fresca fresca) ho parlato con una persona che mi ha chiesto di incontrarci, io faccio "ok, quando vogliamo fare? Sto weekend?" ... "mmmh no non riesco, facciamo tra 13 giorni..." per poco non gli rispondevo "Ah ok e l'ora? Il minuto? Il secondo? Non me lo dici? "... Per noi, abituati ad organizzarci massimo proprio il giorno precedente per quello successivo, è una cosa assurda... ma qui è la norma.

Ovviamente un estremo porta sempre a qualche risvolto negativo. L'esperienza di Fukushima insegna: quando anche le emergenze sono gestite secondo uno schema rigido e dettagliato, l'imprevisto coglie assolutamente di sorpresa e non si sa più come reagire.
In Giappone manca la flessibilità di azione e di pensiero... e in questo siamo dei grandi maestri e nessuno ce lo nega.
Se qualcosa va oltre il programma, il giapponese va in crisi, glielo si legge negli occhi!
esempio stupido: serata fuori, fame improvvisa, zona non conosciuta, io faccio "ok proviamo uno di questi locali, un panino o un po' di riso, non c'è problema..." ma nel frattempo dall'altra parte nasce il senso di disorientamento, si ferma a pensare, apre l'agenda, apre la mappa degli autobus... 5 minuti di blackout... dunque, scocciato, mi sono imposto e, finalmente, siamo riusciti a mangiare.
Ma ne avrei tante da raccontare... se succede una cosa del genere non seguono più il discorso, il tuo diventa un monologo finché lui/lei non trova la soluzione al "problema", gli torna il sorriso e procede come se niente fosse. In Italia invece continui a parlare pure se stai morendo di fame, non sai dove andare, ma parli parli... 

Per privacy non posso mettere le foto dei giappo in piena crisi da "disorganizzazione", quindi posto foto random scattate durante i miei tragitti in bicicletta... accontentatevi:



Della serie doppia anima del Giappone. Vecchio e nuovo

Nijo Castle di notte