lunedì 27 gennaio 2014

Girare per Kyoto con giapponesi, vuol dire:



1. Pranzare in un tipicissimo "bistrot" in stile giapponese con alcuni tra i migliori piatti della tradizione. 
Sashimi di tonno, tamagoyaki (frittata alla giapponese) con pesce grigliato, zuppetta di fagioli (molto simile a quella italica), patate con strana salsetta, konnyaku, tofu, verdurine in salamoia, minuscoli pesciolini di cui non so il nome ma mi piacciono troppo, miso shiru, riso e the verde.





2. Sederti a chiacchierare sul tatami, da soli, mentre osservi le parete affrescate e ti godi la calma zen con cui il Giappone tradizionale ti avvolge.




3. Trovare giardini zen e aver voglia di tuffarti nelle onde del suo "mare".





4. Venire a sapere che quel simpatico panzone sarebbe un dio a cui si prega per avere più soldi, da ciò che ho capito, e che la passione dei giapponesi per la natura, come espressione delle diverse stagioni, la si trova ovunque.



Per la cronaca, le foto le ho fatte nel tempio chiamato "Chishakuin", mentre il pranzo in un locale nel quartiere di Gion, quello più antico, dove si trovano le Geisha per intenderci, e dove le case sono tutte come questa qui sopra.

Dovrò dedicare un capitolo a parte per questo fantastico quartiere...

domenica 19 gennaio 2014

Kinkakuji and Snow

Sitting up late at night, I tiptoe through the 
darkness.
Cold as hell black as spades, aware of my immediate surrounding.
In my place I escape up into my 

hideout,
hiding from everyone. My friends all say
Dave your mental any way. 

Hey!
Drift into a deeper state I stalk the cobwebbed 

stairways.
Dirt grits beneath my feet, the stair creaks, I precariously sneak.














Hypnosis guides my hand, I slipslide through the 
walkways,
sit in granny's rockin' chair. Memories are whirling by 

yeah.
Reminisce in the attic, Lucretia waits 

impatiently.
Cobwebs make me squint, the cobra so eloquently glints.
Moonbeams surge through the sky, the crystal ball's 

energized.
Surely that like the cat, 

waiting,
Lucretia rocks away





martedì 14 gennaio 2014

L'altra Kyoto

Ebbene sì! Kyoto non è solo templi e giardini zen.
Per la cronaca, la maggior parte dei monumenti e dei luoghi interessanti da visitare sono concentrati in gran parte nell'area sud ed est della città (Kiyomizudera, Fushimi, Gion...), mentre la zona nord è ritenuta quella "ricca", soprattutto se si vaga per le stradine a nord del palazzo imperiale, in cui è la norma incrociare case in stile tradizionale con mini-giardini zen curati in ogni minimo particolare... non so se avete presente la casa dei Tendo in cui vive Ranma, con il laghetto all'interno del giardino privato.
Passeggiarci è un bel modo per lavarsi gli occhi.

Ma la zona in cui mi sento maggiormente a mio agio (sarà per il mio vivere la periferia milanese in questi ultimi anni) è quella situata al lato opposto della mappa, la zona "povera" (se povera si può definire una città del Giappone), ovvero sud ovest di Kyoto, 
dove è più raro incrociare templi e, d'altro canto, diventano la norma le piccole e modeste abitazioni mono/bi-familiari affiancate dai complessi popolari, i campetti da calcio e da baseball, grandi impianti scolastici o industriali/uffici... 
Meno uomini in cravatta e donne con gonna e tacchi, l'atmosfera è decisamente più spontanea e spesso mi passano per la testa gli spezzoni degli anime anni '80 di cui mi sono nutrito nella mia infanzia. ;)











domenica 12 gennaio 2014

Compromessi

Le camminate in notturna tra le gelide strade di Kyoto sono i momenti ideali in cui perdersi tra i miei pensieri "esistenziali". Gelide sì, la temperatura non scende mai al di sotto dello zero, almeno fino ad ora, ma il grado di umidità è così alto da far concorrenza sleale a Milano. 




La situazione in Italia è nota a tutti, disoccupazione che continua a salire, futuro dei giovani in bilico, e così via. Molti scappano all'estero per garantirsi una sicurezza economica, trovando, magari, maggiore ricchezza.
Gente egoista (sappiamo chi) che costringe alcuni giovani (più fortunati di altri perché possono pagarsi l'occasione di emigrare altrove) a lasciare il luogo in cui si è cresciuti e in cui vivono i propri affetti e ricordi.

Io ho la fortuna di essermi sistemato, provvisoriamente o no, in un paese che è la terza potenza economica mondiale e che non conosce la crisi economica occidentale, come conferma ogni giorno quello che vedo in giro, i racconti dei giapponesi e l'offerta di lavoro che soddisfa adeguatamente la domanda.
Addirittura i ragazzi autoctoni con cui discuto assumono facce da pesci palla quando accenno loro della crisi economica europea, sembra che stia chiedendo se conoscono il teorema della funzione inversa e se è vero che questo teorema dà condizioni sufficienti affinché una funzione possegga una inversa locale. Non sanno minimamente di cosa stia parlando. Ma di questa ignoranza forse ne parlerò più ampiamente.

Qui puoi permetterti di fare 2 lavori part-time (per cui non è richiesta una formazione universitaria) e guadagnare più di un professore in Italia, non considerando solo il salario ma anche il diverso costo della vita. 
Dunque potrei trovare tranquillamente una sicurezza economica che in nel mio paese rischierei di non avere, solamente continuando a studiare il giapponese e sfruttando la mia laurea.

Voi sacrifichereste i vostri affetti, il calore dei rapporti umani, la bellezza dell'Italia, la pasta, il pane, il parmigiano... e il sogno di portare avanti un progetto lavorativo realizzabile solo in Italia?
Oppure, rinuncereste alla ricchezza giapponese per seguire il cuore e dunque per immergervi nel rischio?

Questi tra i tanti pensieri della notte. Per fortuna però ogni tanto si accostano anche quelli felici... non solo negatività in questi giorni, ma anche una bella sorpresa, un bel venerdì notte.