venerdì 22 novembre 2013

I giapponesi e la pianificazione

Non esiste un giapponese senza un programma dettagliato della propria giornata, settimana, mese, e via dicendo. Dal lavoro alla vita privata, tutto segue un certo ordine.
Lo si nota subito soprattutto se si usano i trasporti (bus-treno...), il concetto di ritardo non esiste. 
Prendendo ad esempio il trasporto ferroviario (sviluppatissimo in tutto il paese, con linee locali, intercity e alta velocità efficientissime), si riesce a cogliere il livello estremo di organizzazione giapponese: in qualunque stazione scendi, trovi subito pronto ad aspettare (dove prevista) la/le coincidenze per altre destinazioni, in modo tale da non avere tempi morti d'attesa. Questo perché gli orari dei diversi treni sono distribuiti in modo tale che, in determinate stazioni, possano coincidere nello stesso momento treni con diversa destinazione, o diverso tipo (treno espresso, treno locale o shinkansen); e, non esistendo ritardi, il meccanismo funziona perfettamente senza intoppi. Còòme Trenitalia.

Allo stesso modo avviene nella vita privata: i giappo hanno i successivi 5, 10, 20 giorni perfettamente organizzati, ogni ora è scandita in anticipo. Ho molte esperienze che lo dimostrano, ad esempio (fresca fresca) ho parlato con una persona che mi ha chiesto di incontrarci, io faccio "ok, quando vogliamo fare? Sto weekend?" ... "mmmh no non riesco, facciamo tra 13 giorni..." per poco non gli rispondevo "Ah ok e l'ora? Il minuto? Il secondo? Non me lo dici? "... Per noi, abituati ad organizzarci massimo proprio il giorno precedente per quello successivo, è una cosa assurda... ma qui è la norma.

Ovviamente un estremo porta sempre a qualche risvolto negativo. L'esperienza di Fukushima insegna: quando anche le emergenze sono gestite secondo uno schema rigido e dettagliato, l'imprevisto coglie assolutamente di sorpresa e non si sa più come reagire.
In Giappone manca la flessibilità di azione e di pensiero... e in questo siamo dei grandi maestri e nessuno ce lo nega.
Se qualcosa va oltre il programma, il giapponese va in crisi, glielo si legge negli occhi!
esempio stupido: serata fuori, fame improvvisa, zona non conosciuta, io faccio "ok proviamo uno di questi locali, un panino o un po' di riso, non c'è problema..." ma nel frattempo dall'altra parte nasce il senso di disorientamento, si ferma a pensare, apre l'agenda, apre la mappa degli autobus... 5 minuti di blackout... dunque, scocciato, mi sono imposto e, finalmente, siamo riusciti a mangiare.
Ma ne avrei tante da raccontare... se succede una cosa del genere non seguono più il discorso, il tuo diventa un monologo finché lui/lei non trova la soluzione al "problema", gli torna il sorriso e procede come se niente fosse. In Italia invece continui a parlare pure se stai morendo di fame, non sai dove andare, ma parli parli... 

Per privacy non posso mettere le foto dei giappo in piena crisi da "disorganizzazione", quindi posto foto random scattate durante i miei tragitti in bicicletta... accontentatevi:



Della serie doppia anima del Giappone. Vecchio e nuovo

Nijo Castle di notte








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