venerdì 9 maggio 2014

Ho tradito il Giappone

con il paese del celeste impero.
O meglio sono tornato assieme a lei, dopo averla tradito con il Giappone, poiché già ho vissuto 2 anni nella China-town milanese.
Fatto sta che, mentre i miei amici durante le vacanze del "golden week" se ne andavano a Kobe, o a Tokyo, o verso il sud del Giappone... io partivo per Suzhou.
E vi ho lasciato il cuore.

I momenti che ricordo maggiormente in questo ennesimo viaggio (stranamente andato liscio, senza imprevisti come accadde negli ultimi 2) sono:

In metro a Shanghai, la ragazza con le lacrime agli occhi offesa a morte col fidanzato a cui non rivolge lo sguardo, nega ogni contatto fisico e siede affianco senza rivolgere parola. Finalmente assisto ad un comportamento da "donna", dato che in Giappone sembra che esse abbiano in ogni momento un atteggiamento accomodante e che assecondino costantemente l'uomo.

Primo giorno, hotel a pochi km dall'aeroporto, in piena zona rurale. E' mezzanotte, poiché sono affamato esco dall'albergo e mi avventuro alla ricerca di un luogo dove mangiare... per fortuna, in mezzo a campi e strade a scorrimento veloce, trovo un chioschetto che vende noodles. Appena entro, chi lo gestisce, un ragazzo e una ragazza, rimane impressionato a mo' di atterraggio di UFO e mi si chiede di fare una foto in loro compagnia... manco Marlon Brando! 
Il tipo poi mi prepara davanti agli occhi i manicaretti a partire dall'impasto, con quel procedimento manuale a cui si può assistere solo nei canali national geographic. 14 yuan (1 euro e 60 circa) noodles con carne e peperoni, buonissimi! Ma non riesco a finirli perché troppi e soprattutto piccantissimi.

Prima alba, 4.30 del mattino, mi sveglio perché il personale dell'hotel e i clienti iniziano ad urlare e fumare (sembra di rivivere il Vietnam) e, anche per merito dell'eccitazione da viaggio, non prendo più sonno. Apro la finestra e assisto allo spettacolo delle prime luci pre-sorgere del sole, le campagne cinesi che piano piano si schiariscono. Bevo il mio caffè in lattina mentre guardo una imbarazzante fiction cinese in TV, doccia e via verso l'avventura.

Suzhou, la città vecchia che si è riuscita a salvare dalla colata di cemento e di modernità.










E la parte nuova, grattacieli e moderno ma con un imprevedibile rispetto dell'ambiente e del verde. La zona industriale e residenziale è coperta di verde, è circondata da canali ed affaccia su 2 grandi laghi dall'acqua limpida. 







La gente è calda, diretta, rumorosa, amichevole, furba, sincera. Ciò che hanno da dirti te lo dicono senza veli, senza giapponesi formalità. Non sono educati come i nipponici, ma il loro fare mi mette a mio agio, mi sento meno solo e più vivo. 



Il cibo. Sinceramente quello giapponese è migliore, nella mia personale classifica mondiale lo posiziono al 2° gradino, ma subito dopo metterei quello cinese. Assaggio ogni tipo di noodle, in brodo o no, mi hanno offerto l'hot pot, ovvero un pentolone dove far cuocere tutti gli ingredienti che preferisco e condirli con salse cinesi agrodolci o a base di soia, e mi hanno preparato piatti come quelli nella foto qui sotto. Ho anche l'onore di cucinare una pasta ai pomodorini in una cucina cinese... con molto successo ;)

Homemade dinner

Lei. 



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