Non bisogna necessariamente cercarli nei parchi o nei giardini dei vari templi... basta camminare per le stradine nascoste e silenziose dell'antica capitale, o accanto ad un canale o ad una ferrovia, per veder spuntare un ciliegio o diversi di essi uno accanto all'altro.
I sakura sintetizzano l'essenza propria dei giapponesi: la caducità dei momenti.
Aspettano per un intero anno questi 10 giorni per poterne godere a pieno ogni momento, facendo foto, passeggiate o pic nic sotto i loro rami... tutti diventano bambini eccitati, perfino i vecchietti si scattano emozionati le foto accanto agli alberi o cercano l'inquadratura migliore per fotografare i fiori.
Lavorano come delle macchine per tutto l'anno per poi potersi godere 15 giorni di vacanza dall'altro lato del mondo, seguendo un programma fisso e predeterminato (insomma manco nelle vacanze possono godersi un po' di flessibilità).
Pianificano le serate insieme agli amici 15 giorni prima, come se per loro l'attesa (più lunga possibile) sia più piacevole del piacere stesso.
Nonostante questo, e nonostante il livello di stress che sicuramente supera quello degli altri paesi nel mondo, è interessante vedere come, con poco, sembrano felici ed appagati.